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MUSEO SALINAS DI PALERMO: VIAGGIO NELLA STORIA DELLA SICILIA

Il Museo archeologico regionale Antonino Salinas di Palermo è il più antico della Sicilia e uno dei più antichi del territorio italiano. Si forma da un primo nucleo di reperti che nel 1814 l’Università di Palermo deposita nella Casa dei Padri Teatini di San Giuseppe, ma ben presto si aggiungono oggetti provenienti da collezioni di patrizi palermitani e dagli scavi campani, vale a dire da territori che, giuridicamente, fanno parte del Regno borbonico delle Due Sicilie. È ancora il governo borbonico a intercettare nel 1823 i due architetti inglesi, Samuel Angell e William Harris, che cercavano di portare al British Museum le metope del Tempio C di Selinunte, in cui si erano imbattuti “per caso”, quasi volendo emulare l’impresa di Lord Elgin ad Atene.

Nel 1860 il museo viene distaccato dall’Università e il direttore Giovanni d’Ondes Reggio incrementa il numero dei reperti acquisendo altre collezioni private. Nel 1863 un regio decreto stabilisce che tutti gli oggetti antichi rinvenuti negli scavi delle province di Palermo, Trapani, Girgenti e Caltanissetta siano depositati in quello che è ormai il Regio Museo di Palermo, la prima istituzione culturale nazionale della Sicilia. Nel 1865, il Regno d’Italia acquista la ricca collezione del conte Bonci Casuccini, formata da reperti etruschi della zona di Chiusi, e il museo palermitano risulta l’unico adatto ad accogliere i numerosi oggetti nelle sue ampie sale.

Nel 1866, con la soppressione degli ordini religiosi, viene presa la decisione di trasferire il museo nelle sale della Congregazione di San Filippo Neri all’Olivella: vengono intrapresi grandiosi lavori per convertire gli ambienti all’esposizione museale, mentre si continua ad acquisire collezioni private. La più celebre è sicuramente quella del console britannico Fagan, che fa arrivare a Palermo un frammento del fregio del Partenone.

Nel 1873 un trentenne Antonino Salinas diviene direttore del museo e lo rimarrà fino alla sua morte nel 1914. Con lui il museo di Palermo acquista un’identità ben precisa e un indirizzo dichiarato: sarà luogo di studio, di cultura, e di educazione aperto a tutti. Grazie al ruolo di Soprintendente agli scavi, Salinas riempie il museo non più solo di oggetti da collezione, ma dei ritrovamenti archeologici degli scavi intrapresi: nelle sue parole “il museo ha da essere scuola, se ne vogliono fare un carcere di monumenti, allora comprino chiavistelli e chiamino un buon carceriere” (Lettere a Michele Amari 14 aprile 1874).

Dopo la morte di Antonino Salinas il museo vive alterne vicende e nel 1977 diviene museo regionale, dipendente direttamente dal Dipartimento regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana. Intitolato al suo più celebre direttore, continua a essere un luogo di ricerca e si sforza di portare avanti le istanze di Salinas. Quando nel 2009 viene chiuso, per l’improrogabile necessità di un restauro e un rinnovo nell’allestimento, ecco che gli sforzi congiunti dell’allora direttrice Francesca Spatafora e dell’addetto alla comunicazione Sandro Garrubbo producono un vero e proprio fenomeno di comunicazione culturale digitale: con lo slogan “chiusi per restauro, aperti per vocazione”, il museo Salinas diviene il più visitato sui social media, che lo mantiene sotto i riflettori, benché l’accesso ne sia impedito.

Nel 2016 si procede alla riapertura graduale e tuttora non sono completati i lavori di ripristino dei due piani del palazzo.

Oltre alle sale dedicate alle metope di Selinunte, un luogo di grande suggestione è il terzo chiostro, allestito come un’ideale agorà, con i gocciolatoi del tempio che Himera dedica alla vittoria su Cartagine, e con la ricostruzione del frontone del tempio C di Selinunte: il più grande gorgoneion architettonico esistente. Di fondamentale importanza i reperti punici, provenienti sia da Mozia che da scavi urbani, così come la celeberrima Pietra di Palermo, un frammento di stele in diorite, acquisito nel 1877 dalla collezione Gaudiano e datato alla V dinastia, cronaca di storia dell’Antico Regno egizio di inestimabile valore.

Nelle sale del Salinas si intrecciano, come recita l’hashtag ufficiale del museo #lestoriedituttinoi, ed è emozionante trovarvi non solo i frammenti delle antiche civiltà, ma anche le testimonianze degli uomini e delle donne che hanno contribuito a formare la disciplina archeologica del nostro Paese.

Testo e foto di Stefania Berutti, archeologa

 

Il Museo Salinas fa parte dell’itinerario del viaggio archeologico “La Sicilia di Archimede” accompagnato dall’archeologa Stefania Berutti in programma dal 29 settembre al 6 ottobre (partenza confermata).

 

Per approfondire:
Chiusi per restauro, aperti per vocazione. Lo storytelling di successo del Museo Salinas di Palermo (Federculture)
Museo Archeologico Antonino Salinas (Palermo Viva)
Luce sul nuovo Museo di Salinas di Palermo (Archeostorie)

Fonte principale:
Spatafora, L. Gandolfo (edd.),” Del Museo di Palermo e del suo avvenire”. Il Salinas ricorda Salinas. 1914-2014, Palermo 20014

 

 

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